Prima le cattive notizie
Le buone o le cattive? Noi abbiamo scelto di raccontarvi anche altri brutti momenti di questa stagione 2024.
Trovare il giusto metodo di rilascio in natura per i giovani lanari è stato, ed è tutt’ora, un grande impegno per gli operatori del progetto, ma è fondamentale per garantire agli esemplari la massima probabilità di sopravvivenza in natura. Nei risultati delle liberazioni vanno aggiunti anche i fattori di rischio, sia naturali che antropici, che influenzano anche i soggetti nati in natura, aumentando la mortalità giovanile.
Cesare e Carmine, i due pulli nati al nostro centro a maggio, dalla seconda deposizione di Gea e Atlante, sono purtroppo i protagonisti di questo comunicato. Questi due esemplari, nati sotto ai genitori e cresciuti in social imprinting, sono stati inseriti nel percorso di hacking insieme ai primi 3, che già volavano nell’area dell’hacking e avevano iniziato a sperimentare i loro primi spostamenti. Dopo circa 25 giorni dai loro primi voli, hanno iniziato anche loro ad esplorare l’area circostante, rientrando a mangiare ogni giorno nel punto di rilascio.
Hanno deciso di allontanarsi nella stessa giornata, il primo agosto: per Carmine, il più piccolo, non abbiamo più ricevuto posizioni dal GPS, mentre di Cesare, poche ore dopo il suo allontanamento, abbiamo avuto aggiornamenti costanti. Nonostante ad oggi tutti i GPS siano dotati anche del sistema VHF o UHF, non è facile trovare il segnale senza avere una posizione approssimativa: i voli di esplorazione nella maggior parte dei casi, portano gli esemplari a spostarsi anche per centinaia di km! Il 6 agosto, abbiamo intercettato nuovamente Carmine, e raggiunta la sua posizione, abbiamo trovato solo le sue penne sparse a terra e il GPS con evidenti segni di masticazione e tracce di volpe. La predazione è avvenuta esattamente sotto ai fili di un traliccio ad alta tensione, a pochi km dall’area del box. Per questo motivo le ipotesi sono due: potrebbe aver impattato contro i fili del traliccio, e ferito a terra essere stato predato, oppure aver predato egli stesso, ed essere stato predato dalla volpe durante il pasto; accanto ai suoi resti, c’erano anche quelli di un uccello più piccolo. Tuttavia, per questa seconda possibilità, bisogna tener conto che il posto non era tra i più idonei, caratterizzato da ampi cespugli e fossi ricoperti di vegetazione, non apprezzati da una specie che predilige ambienti aperti. Purtroppo, abbiamo già visto come le strutture antropiche come tralicci, pale eoliche e strade, rappresentano un vero pericolo per la fauna selvatica, ma non sapremo mai la verità di questo triste epilogo.
Cesare, invece, si è spostato nei primi giorni tra il nord del Lazio, la bassa Toscana, e l’Umbria, rientrando poi in provincia di Roma, dove si è spostato tra le tante zone di campagna, caratterizzate da campi agricoli e ricche di possibili prede. Gli operatori lo hanno raggiunto e individuato diverse volte, seguendolo nei suoi spostamenti, e monitorando il suo stato di salute.
Purtroppo, al diciannovesimo giorno dal suo allontanamento dal box, durante un ordinario controllo, è stato trovato morto, e da pochissimo ore, dato lo stato della carcassa al momento del rinvenimento. Sono in corso accertamenti presso l’Istituto Zooprofilattico Lazio e Toscana, per individuare le cause certe del suo decesso, al momento attribuibili solo all’ipotesi di una forte parassitosi, molto comune nei giovani esemplari di rapace nel periodo post-involo, che insieme a giornate di piogge intense degli ultimi giorni prima del ritrovamento, e al successo nella caccia ancora da perfezionare, potrebbero aver velocemente debilitato l’animale.